lunedì 24 febbraio 2014

Le proposte delle società Pink al presidente CRL Mattioli

Riportiamo qui di seguito la rassegna completa, pubblicata sui bollettini della scorsa settimana, delle proposte/idee/suggerimenti a cura delle 9 società di Pink Basket, destinatario il neo-presidente di FIP Lombardia, Alberto Mattioli.




BTF CANTÙ (Valerio Rossi, uomo-società)

La nostra prima richiesta è di monitorare gli arbitraggi anche nel femminile, per evitare quella che negli ultimi anni è diventata una brutta abitudine: arbitri “double face” a seconda che dirigano gli uomini o le donne. Garantire una pari qualità sarebbe un ottimo modo per dare pari dignità a tutti gli operatori del basket. Riteniamo poi che sia necessaria una profonda e radicale riforma dei campionati, sia nazionali che regionali, però questo è un problema che pertiene soprattutto alla Fip nazionale. Però, magari, mediante deroghe si potrebbe fare qualcosa di specifico in Lombardia. Infine, auspichiamo la riduzione di tasse e balzelli, che purtroppo aumentano di stagione in stagione, senza considerare la situazione economica difficilissima in cui operiamo in questi anni. Certo, non riguarda solo il femminile, ma un settore come il nostro, già meno forte di suo, ha inevitabilmente più bisogno d’aiuto. La prima e la terza in particolare sono richieste semplici e pratiche, a nostro parere facilmente realizzabili, che darebbero fiducia e magari entusiasmo agli operatori per riprendere a rimboccarsi le maniche.


CARUGATE (Luciano Bellasi, presidente)

Una priorità essenziale è che la Federazione aiuti i club lombardi, grandi e piccoli, a entrare nelle scuole. Noi, come altri, siamo già presenti nelle elementari e medie del territorio, con buoni risultati, ma ci costa parecchio e non abbiamo alcun supporto da parte federale, mentre invece è nell’interesse di chi governa il basket far sì che venga promosso presso i più piccoli, perché solo così si potrà garantire un futuro a questo sport. Se la Fip mettesse la sua egida sui progetti nelle scuole, sarebbe tutta un’altra cosa. Chiediamo poi che si istituiscano corsi di formazione per gli arbitri delle giovanili: l’arbitraggio non è un elemento secondario che possa prescindere da uno standard qualitativo elevato. E questo coinvolge anche l’annoso problema delle designazioni di livello inferiore per il femminile, considerato di secondo piano rispetto al maschile: ci vorrebbe una ‘rivoluzione copernicana’ al riguardo, perché anche tra le donne ci sono partite importanti che richiedono arbitraggi all’altezza. Per la prima squadra? In quest’ambito non abbiamo molto da chiedere alla Fip lombarda, perché l’attività dei campionati nazionali è regolata da Roma. è giusto che un Comitato regionale rivolga le sue attenzioni ai piccoli club, quelli dove magari non ci sono i numeri per fare squadre giovanili: che si provi a studiare regole ‘ad hoc’ per prevenire gli abbandoni nel passaggio tra minibasket e basket.


COSTAMASNAGA (Fabrizio Ranieri, uomo-società)

Ci sarebbero mille proposte da fare, mille problemi da sistemare, ma mi limito a due: 1) fondere i campionati U13 femminili e maschili in un unico contenitore a 3 livelli: Eccellenza, Elite, Zonale per ridurre, almeno nella prima categoria dove le fisicità dei diversi sessi sono ancora simili, le difficoltà logistiche della gestione del primo campionato extra-minibasket; 2) equiparare pienamente le designazioni e i controlli arbitrali tra maschile e femminile. Una volta decise le equivalenze, trattare in maniera coerente e identica i vari campionati, maschili o femminili che siano. Purtroppo al momento questo non avviene e va cambiato.


GEAS SESTO (Mario Mazzoleni, presidente)

Le nostre richieste comprendono cinque punti concreti: 1) investire nel femminile legittimandolo con una delega da parte del presidente regionale a un rappresentante indicato dal movimento-donne, per definire un progetto comune sul medio periodo; 2) svolgere un ruolo forte di coordinamento del femminile, “imponendo” soluzioni in grado di migliorare gli aspetti fondamentali del reclutamento e della visibilità; 3) un progetto comune di raccolta fondi per il femminile, per sostenere iniziative nelle scuole, coordinate dalle società lombarde; 4) almeno due iniziative importanti all’anno, riservate al femminile, sul territorio lombardo; 5) impegnarsi presso gli organi federali centrali per ripulire il sistema (e cioè trasparenza gestionale, amministrativa e fiscale) prima che sia troppo tardi.


SANGA MILANO (Franz Pinotti, uomo-società)

È fondamentale curare il passaggio dal minibasket al basket, dove al momento perdiamo tante ragazzine. Come? Incentivando economicamente le società che reclutano fin dal ‘mini’ e portano avanti le atlete nelle categorie giovanili. Attenzione: sto parlando delle società femminili, non di quelle maschili che arruolano saltuariamente le bambine. Va promosso il più possibile il minibasket specificamente ‘in rosa’. Sulla gestione dei campionati: il doppio arbitraggio sia obbligatorio nella fascia Elite, sulla quale però bisogna riflettere, perché se solo 6 squadre s’iscrivono, come quest’anno in U15 e U19, vuol dire che, a parte le solite note che corrono per le finali nazionali, le società non hanno motivazioni a iscriversi. Forse è meglio una prima fase tutte insieme e solo una seconda fase Elite. Per il resto, le categorie vanno bene così come sono, cioè con U13, U14 e U15 che consentono di far giocare tutte nella propria annata di pertinenza: non è il caso di sfrondare le categorie come vorrebbe qualcuno.


USMATE (Marino Mannis, responsabile tecnico)

Darebbe benefici a tutto l’ambiente se s’incentivasse la presenza di tecnici lombardi agli allenamenti di Azzurrina. Si potrebbe stabilire un tema del giorno, che gli allenatori seguirebbero come un clinic ricevendo magari dei punti PAO. Sarebbe un’occasione importante d’incontro e di semina d’idee utili per tutti. Versante campionati: uniformare i regolamenti, togliendo quegli ibridi che creano confusione: ad esempio, le U13 giocano col pallone piccolo in campionato ma con quello regolare nelle selezioni; la categoria Esordienti è un misto di basket e minibasket in cui un allenatore non può stare in panchina ma solo gli istruttori, eccetera. Un terzo suggerimento è di migliorare il marketing, la promozione del basket presso le ragazze, senza perdere le occasioni di grandi eventi sul territorio, non necessariamente femminili. Esempio: finali di Coppa Italia maschile a Milano, perché non sospendere le partite del weekend per permettere alle interessate di andare ad assistere? Sono investimenti che rendono in termini di passione suscitata.


VARESE ‘95 (Linda Brautigam, presidente)

Confido nell’esperienza di Mattioli, che è della mia generazione, perché voglia e sappia dare una svolta positiva. Vorrei che la Federazione si facesse più carico della promozione del basket femminile, che in ogni ambito, a partire dai media, è trascurato ben oltre il suo inevitabile ruolo di minoranza. Sui campionati: è noto che noi preferivamo la B1, più intermedia tra serie A e B regionale rispetto all’attuale A3. Ma piuttosto che cambiare ancora in peggio, meglio stare così. L’importante è che le scelte siano fatte con programmazione, dopo un’analisi attenta della situazione del femminile e dopo aver sentito le società.


NORD VARESE VEDANO (Joel Zunato, presidente)

Per noi è fondamentale che la Fip lombarda aiuti noi società a entrare nelle scuole, con un programma specifico per il femminile, che, come sappiamo, è in sofferenza di numeri e va aiutato. Con le risorse federali (non intendo solo economiche ma anche umane, logistiche, ideali) si può ottenere un risultato importante. La fascia di età dove battere è quella più bassa: una volta creata la base per il futuro, il resto viene di conseguenza.


VITTUONE (Roberto Riccardi, uomo-società)

1) Progettualità e disponibilità ad ascoltare sulle questioni legate ai campionati giovanili: forse le formule attuali sono da rivedere. 2) Aiuto nel dialogo con la classe arbitrale, che ci pare poco attenta e disponibile verso l’attività femminile. Si potrebbe, ad esempio, creare un gruppo di lavoro congiunto, che metta sul tavolo le problematiche. 3) Continuare a spingere, come già si sta iniziando a fare, il CNA a a lavorare sulla formazione di allenatori al femminile. In che modo? Girando, motivando, coinvolgendo e pure pretendendo anche la collaborazione delle società, che devono imparare a investire sui propri allenatori. 4) Più sul piano pratico ma non meno urgente: valutare interventi economici (detassazioni) per chi fa attività femminile in modo importante. I nostri ritorni (immagine, sponsor, media, attenzioni) non sono pari a quelli delle società maschili, ma i costi spesso sì.

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